I broker sostituti d’imposta fungono da intermediari nel gestire la posizione fiscale dei trader alla fonte, vale a dire al termine di ogni operazione chiusa sul mercato finanziario. Vanno di conseguenza a calcolare l’imposta da pagare andandola a sottrarre al profitto lordo.
Broker di questo tipo permettono quindi di accreditare sul conto trading direttamente l’importo netto post tassazione, distinguendolo dal profitto lordo, e inviano un report con i profitti tassati alla fine del mese, il che è un documento molto utile per la dichiarazione dei redditi.
Se sei incappato in questo articolo è perché probabilmente ti stai chiedendo se XTB sia o meno un broker adatto a fare da sostituto di imposta. È proprio questo che andremo a chiarire nei prossimi paragrafi di questo breve scritto. Intanto, se sei interessato a maggiori informazioni su XTB e alle opinioni degli utenti su questo broker, puoi trovarle al seguente link: XTB opinioni.
XTB agisce da sostituto di imposta in Italia?
Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo prima chiarire un aspetto molto importante: per poter fare da sostituto d’imposta, un broker deve avere sede sul territorio italiano necessariamente. XTB gode di questa caratteristica?
Purtroppo la risposta è no e di conseguenza questa è anche la risposta alla nostra domanda iniziale. Infatti XTB ha la sua sede principale in Polonia, precisamente a Varsavia. Questo vuol dire che se si opera con tale broker, la dichiarazione dei profitti provenienti dal trading deve avvenire ad opera del trader stesso al momento di fare la dichiarazione dei redditi.
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Regime dichiarativo vs regime amministrato
Se sei interessato a questo tipo di argomento probabilmente ti sarà capitato di sentire parlare di regime dichiarativo e regime amministrato. Qual è la differenza?
- Regime dichiarativo: in questo caso deve essere il trader stesso a pagare le tasse relative ai guadagni ottenuti col trading dopo aver effettuato un resoconto delle operazioni effettuate. Ciò avviene durante la dichiarazione dei redditi per poter calcolare l’aliquota corrispondente. In questo caso, rivolgendosi ad un buon commercialista o comunque ad un esperto del settore, sarà possibile ottimizzare facilmente la propria posizione nei confronti del fisco.
- Regime amministrato: in questo caso tutto ciò che riguarda la fiscalità viene delegato al broker che appunto sarà il sostituto d’imposta. In tal caso quindi il broker intermediario si occuperà di calcolare, dichiarare e versare la quota necessaria riguardo le attività di trading. Ciò è sicuramente molto comodo.
In realtà i broker che sono autorizzati a fare da sostituto di imposta sono pochi, in quanto appunto devono avere sede sul suolo italiano e di conseguenza per forza di cose non sono tanti. Se però sei interessato a capire bene come funzionano, puoi approfondire l’esempio del regime amministrato di IG Markets.
La tassazione con XTB: come funziona
Partiamo col dire che in generale, in Italia, i profitti che vengono ricavati dalle attività di trading sono soggetti ad un’aliquota del 26%. Questo tipo di tassazione è valida per tutti i tipi di CFD, dunque la plusvalenza sarà sempre tassata al 26%, fatta eccezione per i titoli di stato. Questi infatti sono tassati al 12,5%.
Abbiamo già chiarito che XTB non può fungere da sostituto di imposta in Italia. Di conseguenza, chi sceglie questo broker per fare trading deve necessariamente utilizzare il regime dichiarativo. Ma come deve agire nel pratico chi utilizza XTB? Vediamolo insieme:
- I profitti ricevuti dal trader sono lordi e come tali dovrai presentarli all’interno della dichiarazione dei redditi e di conseguenza pagare le relative tasse. Bisogna sempre riferirsi all’anno precedente. Per esempio, i profitti dell’anno 2021 vengono pagati nel 2022.
- La piattaforma di trading presenterà in ogni caso lo storico di tutte le operazioni di trading che sono state aperte e chiuse nell’anno di riferimento.
- Per la dichiarazione dei redditi va in ogni caso compilato il modello unico e fatto il 730.
- La scadenza per la presentazione di tali documenti è solitamente a febbraio-marzo.
In ogni caso, per evitare errori e per stare sul sicuro, è importante rivolgersi ad un commercialista.
Come ottenere lo storico delle operazioni con XTB
Lo storico delle operazioni di trading effettuate nell’ultimo anno necessarie per la dichiarazione dei redditi è molto semplice da ottenere. Non serve fare nessuna ricerca o richiesta complicata che potrebbe scoraggiare il trader, ma è tutto risolvibile in pochi semplici passaggi.
Basta infatti entrare nella propria area clienti e selezionare la sezione documenti e scegliere lo storico. Se non si riesce in questo modo è comunque possibile contattare l’assistenza clienti e chiedere che questo documento venga inviato tramite PEC.
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Cosa succede in caso di perdite?
Abbiamo detto nei precedenti paragrafi che bisogna dichiarare tutti i guadagni ottenuti tramite il trading ed è bene specificare chiaramente che queste dichiarazioni sono assolutamente obbligatorie. E per quanto riguarda le perdite, invece?
Queste non sono da dichiarare obbligatoriamente così come i guadagni, ma farlo serve ad abbassare la base imponibile per le tasse da pagare. Tramite il regime dichiarativo che si utilizzerebbe con XTB, plusvalenze e minusvalenze vanno compensate in maniera autonoma. In particolare, le minusvalenze hanno una durata di 4 anni. Anche in questo caso ci teniamo a precisare che è opportuno rivolgersi ad un commercialista. Per tutte le informazioni in più su questo broker si possono comunque consultare le opinioni su XTB degli utenti.
FAQ
Quante tasse si pagano sul trading?
Le tasse che vengono imposte su praticamente tutti i CFD, ovvero la Capital Gain, ammonta al 26%.
Quando si pagano le tasse del trading?
Le tasse sul trading si pagano una volta all’anno, quando scade l’anno fiscale ovvero orientativamente intorno a febbraio-marzo. Nel regime amministrato e quindi con un broker sostituto di imposta, le tasse vengono pagate quando viene incassato il profitto.